THAILANDIA # 1 - Lo zucchero nella pasta

PREMESSA:

Sono partita per la Thailandia il 4 gennaio 2024 con un biglietto di sola andata e l’idea di viaggiare da sola per qualche mese, cercando di conciliare il mio lavoro di Pilates online con la vita da “nomade”.
Non ho un itinerario stabilito, mi lascio guidare dal viaggio stesso con elasticità e fiducia. Ho voglia di condividere la mia esperienza attraverso questi mini racconti consapevole del fatto che non ho niente da insegnare o verità da rivelare… e non sono neanche una scrittrice!
Lo faccio per puro divertimento e gioia di raccontare, grazie per leggermi!

Sono quasi scoppiata in lacrime quando, chiedendo il conto, quel piccolo signore dal sorriso sdentato mi ha detto: 30 baht.

Circa 80 centesimi di euro per quel Pad Thai Mạngs̄wirạti che mi ha preparato sul momento il più economico incontrato finora.

K̄hxbkhuṇ kha (grazie), ho gracchiato perché la mia voce è uscita così, spezzata dalla tenerezza e riconoscenza che provavo per questo esserino che aveva riempito il mio piatto di noodle con lo zucchero. Sì, perché in Thailandia il vassoio dei condimenti è composto da peperoncino a cui mi avvicino sempre con molta circospezione, un liquido trasparente che non ho mai annusato ma che suppongo sia aceto, raramente salsa di soia e zucchero che a un occhio poco attento potrebbe disgraziatamente sembrare sale…ah, e le noccioline tritate rigorosamente con mortaio e pestello.

Ecco, nonostante le mie fettuccine di riso fossero dolci anziché salate e nonostante io abbia maldestramente tentato di riparare il danno con quella pensavo fosse salsa di soia e invece era una salsa di ostriche, ho profondamente apprezzato l'onestà e l’umiltà di quest’uomo che gestisce un ristorantino sotto casa con due tavoli e un fornello portatile.

Molto spesso i business coach e gli Instagram coach ti dicono di alzare i prezzi, perché tu vali di più, perché devi migliorare il tuo rapporto con i soldi e poi ti fanno vedere come loro siano riusciti a mettere su un business a sei cifre e ora si possono permettere di acquistare capi super griffati e alloggiare in hotel strafichi.

Beh, cari coach, incontrare persone così, stare a contatto con chi vive modestamente ma con gioia, per me non ha prezzo.

In viaggio cerco sempre di scegliere guesthouse a gestione familiare, economiche ma dignitose e ristorantini semplici e veraci, sono lontana dalla filosofia “pago pretendo” ma cerco comunque di farmi rispettare.


Non credo che arriverò mai a guadagnare milioni di euro con Very Blooming, ma non mi dispero per questo, mi piace stare a contatto con il popolo, certo , però non disdegno gli incontri con la classe alta, anzi mi incuriosiscono.


In realtà mi interessano di più le persone, la loro essenza, il loro cuore piuttosto che la loro classe sociale.


Una cosa che apprezzo molto della Thailandia è che non c’è bisogno di contrattare sempre sul prezzo come, ad esempio, in Indonesia. Trovo questa pratica spossante, non si capisce mai il valore reale delle cose o dei servizi e poi non sono portata per mercanteggiare.

Qui ho contrattato un pochino con moto taxi e tuk tuk (celebri taxi apette) e per gli alloggi, ma non mi piace imbarcarmi in infinite trattative per risparmiare pochi euro. Alcuni turisti fanno della contrattazione la loro missione principale, pensano sempre che i locali li stiano fregando. A dir la verità un po’ li invidio e un po’ mi fanno rabbia.


Forse a volte mi faccio fregare, lo so, ma pazienza, pochi spicci non fanno la differenza, quello che conta di più è capire quando e se questa cosa diventa svalutante per me… allora intervengo con più decisione altrimenti lascio correre.

Ho appreso che qui non tutti hanno la cucina in casa, soprattutto nelle città, ecco perché lo street food spopola.


Sembra che chiunque viva al piano terra, ad un certo punto, acchitti uno stand per vendere qualcosa di qualsiasi genere, ad esempio, non si capisce mai se i panni appesi fuori alle stampelle siano lì ad asciugare oppure aspettino di essere comprati, se le bevande esposte siano ad uso della famiglia o per gli avventori… e poi c’è sempre un casino nelle case, sembrano degli accumulatori seriali i thailandesi, chissà se sono al corrente di tutto quello che hanno in casa. Se ne stanno lì, su una sdraia o a terra, in mezzo ad un mucchio infinito di cose.


Quanto darei per perlustrare tutti i loro bislacchi possedimenti e curiosare nelle loro case. Mi sembra, però, che una grande TV a schermo piatto non manchi mai, neppure nelle case più umili. I thai sembrano non essere molto interessati ai divani, se ci sono o no, non fa la differenza, loro amano stravaccarsi a terra e rimanere immobili davanti al ventilatore sparato addosso.


Tu pensi che in un negozietto o salone di massaggi non ci sia nessuno e invece loro se ne stanno sdraiati e terra magari dietro alle poltrone del pedicure o in qualche angolo poco in vista.

In un mese ho imparato solamente tre parole di thai: ciao (S̄wạs̄dī Kha), grazie (K̄hxbkhuṇ kha) e vegetariano (Mạngs̄wirạti) e con queste me la cavo anche se in pochissimi parlano inglese da queste parti.


In effetti, passo giorni senza parlare con nessuno facendo uscire la voce solo per ordinare cibo o chiedere qualche informazione turistica, non telefono ai miei amici e amiche e l’unica che mi chiama ogni tanto è mia madre.

Ah sì, parlo da sola, ho iniziato a farlo da subito! Appena messo piede a Bangkok, sconvolta da 24 ore di viaggio, mi è venuta voglia di dar voce al mio dialogo interiore, quasi fossi accompagnata da una fidata amica immaginaria o da un fidanzato paziente altrettanto immaginario.

Non so se sia buon segno, ma parlare con me stessa ad alta voce mi diverte, mi rilassa, mi fa percepire i miei pensieri come miei e mi sembra di essere capita dal mondo.

Ma perché mai, al centro di Bangkok, ci dovrebbe essere un gallo che canta alle 4:30 del mattino disturbando il mio già fragile sonno da jet lag? E poi le zanzare, che nonostante essermi cosparsa di oli essenziali e spray vari, si divertono a punzecchiare il mio corpo prediligendo le cosce, chissà perché. Appena la trovo, mi compro la racchetta, quella che le ammazza stecchite.

I primi giorni guardavo con circospezione ogni angolo della stanza, ogni fessura della parete e ogni buco del bagno aspettandomi di vedere uno scarafaggio fuoriuscire tranquillo da questi pertugi. Per fortuna, al momento, non ho avuto il piacere di incontrarne nemmeno uno… non sono superstiziosa, ma non vorrei dirlo troppo forte perché temo che possa succedere quello che è accaduto quel giorno nel Wat Tham Khao Pun il tempio nella grotta nei pressi di Kanchanaburi.

Mi serve un po’ di tempo per raccontarlo, però, perché è stata una vera e propria esperienza mistica e ora, ho voglia andare a pranzo dal mio vecchietto gentile per gustarmi Pad Thai Mạngs̄wirạti dolce al punto giusto.

“Vabbè però questa volta gli dirò che sono allergica allo zucchero, con il traduttore, ovviamente. Vediamo se funziona! E se non sa leggere? Provo con la traduzione audio. Comunque sì, che sa leggere, ha il telefonino." Ecco un esempio tipico di un profondo dialogo con me stessa ad alta voce. 


Ah dimenticavo il Pad Thai è un piatto tipico thailandese agro dolce composto da fettuccine di riso saltate in padella, con verdure varie cotte al dente e poi per chi vuole tofu, carne, pesce, uova e l’ingrediente fondamentale e cioè le noccioline al posto del parmigiano!



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