In bici con la MINDFULNESS. Consigli per PEDALARE meglio

Con la mente sgombra si pedala meglio, le gambe sembrano più forti e forse lo sono e la bici – con tutti i bagagli – diventa più leggera! Tutti in bici con la mindfulness!

Ad un certo punto, una bicicletta è apparsa nella mia vita e sono partita per quasi due mesi in giro per la Grecia. Il pedalare e la solitudine mi hanno regalato dei momenti veramente unici di empatia con me stessa, libertà, unione con ciò che mi circonda.

In seguito, sono partita di nuovo e poi di nuovo, ancora e ancora… tanto che ora, mentre sto scrivendo, sono in viaggio.

Le prime volte che affrontavo tanti chilometri oppure una lunga salita in bicicletta ero stressatissima, non vedevo l’ora di arrivare, smaniavo, me la prendevo con il mondo se faticavo troppo o se avevo male al sedere.

La mia mente non mi dava tregua, cercava senza sosta qualcosa a cui aggrapparsi per lamentarsi e per sfuggire al momento presente.

Qualche giorno fa pedalavo, in salita, con i bagagli di oltre due mesi di viaggio in montagna e al mare. L’elevata inclinazione della pendenza mi costringeva ad andare molto lentamente, tanto che a stento riuscivo a rimanere in equilibrio.

La mia mente dispettosa era in piena forma e all’inizio mi sembrava di annegare nel mare dei miei pensieri. Anziché solo il peso della bici e delle borse dovevo trascinare anche quello contenuto nella mia testa, ed era tanto, troppo!

Ho smaniato un bel po’ prima di riuscire a gustarmi quel percorso in bici, quel passo di alta montagna difficile ma straordinario.

Come prima cosa ho smesso di accusare la mia compagna di viaggio per avermi costretta ad affrontare una tale prova e ho profondamente accettato che essere lì su quella salita… in fin dei conti è stata anche una mia scelta!

L’accettazione, il sesto pilastro della Mindfulness

Ecco, l’accettazione – il sesto pilastro della Mindfulness – mi ispira molto in questo viaggio.

Accettare non vuol dire essere vittima della situazione, né rinunciare ad un eventuale cambiamento o a lottare per quello che si ritiene giusto. L’accettazione apre lo spazio al momento presente e quindi al fluire della vita.

Accettare i propri limiti in bicicletta come nella vita, è il primo passo per poterli superare… altrimenti è una lotta continua! Se a ogni giro di ruota ci giudichiamo, non facciamo altro che appesantire il nostro carico.

A mio avviso in bici è molto importante accettare anche gli agenti atmosferici. Quanto tempo ho passato ad inveire contro il vento o il sole troppo forte aggiungendo a un disagio dovuto al clima una sofferenza inutile, cioè quella della mente. Accettare la pioggia ci trasforma in suoi alleati. Se possiamo proteggerci o evitarla tanto di guadagnato, ma se siamo costretti a pedalare bagnati tanto vale non lottare contro di essa e cercare di essere il più neutri possibile. Non possiamo controllare il vento, la pioggia o il calore del sole, ma possiamo gestire la nostra reazione a essi.

Nei miei viaggi ho capito che pedalare può trasformarsi veramente in una esperienza Mindfulness perché ci obbliga ad occuparci dei problemi del presente.

 

Focalizzarsi sui sensi

Soprattutto nei momenti più duri tutto il resto sfuma nel background, ci sono solo io con il mio respiro, la bici e la strada. É una questione di sopravvivenza!

Non servono, però, necessariamente percorsi difficili. Anche su una strada tranquilla e piatta possiamo indirizzare la nostra attenzione al respiro, senza giudicarlo se è troppo affannato o se non è esattamente come vorremmo e magari possiamo sincronizzarlo con la pedalata, se è regolare.

A me piace molto questa sorta di stato meditativo in cui il respiro riempie tutto lo spazio dei miei polmoni e della mia mente. Nei primi viaggi, quando mi trovavo in difficoltà, mi ripetevo una sorta di “mantra” o frase motivazionale per farmi coraggio. Adesso invece, preferisco focalizzare l’attenzione sul respiro, sul mio corpo o sui miei sensi.

Ad esempio, l’udito… andare in bici con la mindfulness è un anche un viaggio attraverso i suoni, i rumori della bici e delle automobili, il canto degli uccelli o delle cicale. Ce ne sono di più vicini e più lontani e focalizzare la nostra attenzione su di essi ci riporta al momento presente, a qualcosa di più “reale” dei nostri pensieri.

In bici improvvisamente ci si sorprende per un odore particolare o un cambio di temperatura repentino, come quando si passa vicino a un fiume o a cascata. Con un’attitudine contemplativa e quindi di osservazione senza giudizio, andare in bici ci riempie ancora di più di gioia e presenza.

In bici serve pazienza – altro importante pilastro della Mindfulness – e io non ne ho moltissima… però ho imparato a stare anche con la mia impazienza e voglia di arrivare. Osservare con curiosità il percorso che sto facendo mi aiuta a coltivare la pazienza, focalizzarmi sul presente anziché sulla meta permette al percorso in sé di essere un percorso appunto e non un qualcosa da superare nella maniera più rapida possibile.

Quando mi rendo conto che la mia mente indomita se ne va per conto suo e addirittura “mi rema contro”, riporto l’attenzione al corpo, all’appoggio delle mie mani sul manubrio, alle mie spalle che si irrigidiscono molto in bici e le sciolgo un po’, al movimento delle mie gambe. Nella Mindfulness la pratica del “body scan” o scansione del corpo è molto utilizzata per calmare la mente, riportarla al momento presente ed entrare in contatto intimo con la propria dimora, il corpo.

Per rendere la pedalata ancora più intima e l’esperienza più completa, mettiamo il telefonino in modalità offline se possibile e cerchiamo di rimanere connessi con noi stessi/e, e con l’ambiente che ci circonda.

Chissà cos’altro scoprirò di me stessa pedalando… e tu ti sei mai chiesto/a cosa hai imparato andando in bici con la mindfulness?



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