Cos’è il FASCIAL FITNESS?

Hai mai sentito parlare di tessuto connettivo, di fascia o di catene miofasciali? 

La mia prima indimenticabile volta è stata durante un workshop di danza contemporanea, ma il concetto è rimasto vago e impalpabile fino a quando ho iniziato a studiare osteopatia. Ci ho messo un bel po’ di tempo per entrare in risonanza con questo tessuto ubiquitario che negli ultimi due decenni è stato fonte di studio e di ricerca nell’ambito terapeutico e del movimento.

Così Paolo Tozzi, vicedirettore della mia scuola di osteopatia e ricercatore in ambito fasciale, nel suo articolo scientifico “Selected fascial aspects of osteopathic practice” descrive la fascia:

La Fascia è un tessuto connettivo organizzato come una rete tridimensionale che avvolge, sostiene, sospende, protegge, collega e divide la componente muscolare, scheletrica e viscerale del corpo. Gli studi suggeriscono che la fascia si riorganizzi lungo le linee di tensione imposte o espresse nel corpo, e in modi che possono causare ripercussioni a restrizioni fasciali in tutto il corpo. Ciò potrebbe potenzialmente creare stress su tutte le strutture avvolte dalla fascia stessa, con conseguenti effetti meccanici e fisiologici.
— Paolo Tozzi

Dal punto di vista istologico la possiamo immaginare come una sorta di pellicola trasparente spugnosa.

L’approccio fasciale al movimento è in controtendenza rispetto alla concezione classica lineare secondo la quale lo scheletro è una semplice intelaiatura che viene mossa dai muscoli. Nel  Fascial Fitness, il corpo è concepito in maniera più olistica e funzionale!

In passato la maggior attenzione nello sport era concentrata sulla triade: forza muscolare, condizionamento cardiovascolare e coordinazione neuromuscolare (Jenkins, 2005). La situazione sta ora lentamente cambiando.

Pur essendo un tema relativamente nuovo ci sono già numerose tecniche di allenamento fasciale che si stanno diffondendo negli ultimi anni. In questo articolo scoprirai una delle più importanti, il Fascial Fitness, che è il metodo che ho studiato in maniera più approfondita, sia per insegnarlo che per la mia tesi di osteopatia che verteva sul “movimento terapeutico”.

Questo metodo si basa sugli studi scientifici di un gruppo di ricercatori dell’università di Ulm in Germania, capitanati dal Dr. Robert Schleip. 

Mentre in passato alla fascia veniva relegato il ruolo di involucro inerme, e senza una funzione significativa, ora questo tessuto assume una notevole importanza per la sua influenza sui muscoli, sul movimento, sulla postura, sulle forze di trasmissione, sulla nocicezione (sensazione di dolore) e sulla propriocezione (percezione del corpo).

Un sistema fasciale pienamente elastico e resiliente può assicurare una performance efficace e, allo stesso tempo, offrire un alto livello di prevenzione dell’infortunio (Kjaer et al., 2009).

Use it or lose it! (Utilizzalo altrimenti lo perdi!)

Si è scoperto che il tessuto fasciale può essere allenato e questo allenamento influisce positivamente sulla salute. Attraverso il movimento, le sue fibre si orientano in maniera ordinata e tridimensionale, a causa dello scarso movimento invece le sue fibre appaiono disorganizzate e disordinate (Järvinen 2002).

Il Fascial Fitness orienta il suo metodo di “riconquista” della fascia intorno ai seguenti principi:

  1. Rebound Elasticity | Rimbalzo Elastico

  2. Fascial Stretch | Stretching della Fascia

  3. Sensory Refinement | Stimolazione Propriocettiva

  4. Fascial Release | Rilascio Miofasciale

 

1. REBOUND ELASTICITY | Rimbalzo Elastico

Chi di noi non ha mai invidiato la leggerezza e l’eleganza della gazzella o non ha mai avuto voglia di provare a saltare come un canguro?! 

Sono rimasta molto sorpresa quando ho appreso che le fasce degli esseri umani hanno una capacità di immagazzinamento di energia cinetica simile a quella dei canguri e delle gazzelle (Sawicki et al. 2009), appunto. Non è straordinario?!

I Canguri possono saltare molto più lontano di quello che può essere spiegato dalla forza di contrazione dei loro muscoli. Gli studiosi hanno scoperto che dietro questa capacità unica vi è un sistema che funziona come una molla: il cosiddetto “meccanismo a catapulta” (Kram e Dawson, 1998). I tendini e le fasce delle zampe sono tesi come una gomma elastica. Il rilascio di questa energia imprigionata determina salti incredibili. Anche le gazzelle utilizzano lo stesso meccanismo. I canguri sono capaci di performare salti impressionanti, ma anche di correre, sebbene la loro muscolatura non sia particolarmente resistente. Le gazzelle, al contrario, sono ritenute piuttosto delicate, la disinvoltura molleggiata dei loro incredibili salti rende il tutto più interessante. La fascia lavora come una molla elastica (Kawakami 2002).

Dal punto di vista motorio questo principio si applica con i saltelli con i piedi ma anche con le mani e con gli esercizi in cui è richiesto un pretensionamento, il cosiddetto contro movimento preparatorio, che poi si trasforma in un movimento a catapulta e si prepara con oscillazioni e rimbalzi di gambe e braccia.

 

2. FASCIAL STRETCH | Stretching della Fascia

L’approccio fasciale considera il corpo nella sua globalità proprio perché la fascia è un continuum e lo stretching si applica, non più alle singole parti del corpo, ma alle catene miofasciali lunghe in un’ottica di tensegrità. Il nostro corpo, infatti, sembra essere più simile ad una struttura che mantiene la sua integrità grazie a un bilanciamento di forze tensili intrecciate con continuità lungo la struttura, invece che a un muro di pietra in cui le diverse forze sono esclusivamente in compressione.

Si tratta di uno stretching, attivo, creativo, tridimensionale, animalesco e contro resistenza. Insomma, ci si stiracchia come un gatto, ci si allunga come in uno sbadiglio, si fanno dei piccoli molleggi oppure si rimane nella posizione senza forzare e si respira. 

Lo stretching nel Fascial Fitness aiuta a ricercare un miglior equilibrio fisico e non ad ottenere la più grande elasticità possibile! Che poi alla fine… che ce ne facciamo di questa agognata elasticità?

 

3. SENSORY REFINEMENT | Stimolazione Propriocettiva

Questo principio è molto importante nel fascial training perché la fascia viene considerata come il nostro sesto senso; essa è sicuramente il nostro organo propriocettivo più importante (Schleip, 2003).

La maggior parte delle terminazioni nervose sensoriali, ossia i meccanocettori, si trova proprio in questo tessuto (Stecco, 2006, Mense 2008). Tali recettori vengono “accesi” con il movimento. Ce ne sono alcuni che rispondono alle vibrazioni e ai cambi di direzione, altri alla pressione, altri ancora alla trazione o allo scivolamento, per questo è importante che i nostri movimenti siano variegati nel ritmo, nell’intensità, nelle direzioni, nell’ampiezza, nell’equilibrio, nell’orientamento nello spazio. L’allenamento dovrebbe includere anche il toccarsi il corpo, lo strofinarsi, il picchiettare, i micromovimenti e le visualizzazioni.

È importante cercare il piacere nel movimento e non avere un’attitudine “no pain no gain” … e cioè che senza sofferenza non si ottiene niente. Io, durante le mie lezioni, invito sempre a gustarsi il movimento… ah che bello muoversi!

 

4. FASCIAL RELEASE | Rilascio Miofasciale

Questo è uno degli argomenti più gettonati nel mondo fasciale. Qui la fascia viene vista come una sorta di spugna da “strizzare” per favorire la circolazione dei liquidi e quindi la sua idratazione, essa contiene circa il 68% di acqua. 

Si ricorre all’utilizzo di diversi attrezzi quali i roller e le palline di diversa grandezza e densità che si fanno rotolare sulla parte interessata esercitando così un massaggio a volte anche leggermente doloroso. 

Se il rolling viene effettuato in maniera rapida, l’effetto sarà tonificante e stimolante ed è consigliato, ad esempio, prima di una gara o di un allenamento. Il rolling lento, invece aiuta i tessuti a rigenerarsi, reidratarsi e rilassarsi, per questo si pratica dopo le gare o l’allenamento. Per un migliore risultato è necessario che sia multidirezionale, super lento e che si sperimenti il cosiddetto ‘dolore buono’.

La pressione sulla fascia porta ad aumentare la produzione di acido ialuronico (A. Stecco) e questo aiuta il corpo a mantenersi sano.

 

Per concludere ci tengo a dire che il Fascial Fitness rappresenta per me una tecnica d’allenamento complementare utilissima a cui attingo per arricchire le mie lezioni di Pilates e per renderle più complete. In questo articolo ti spiego perché, secondo me, la disciplina ideata da Joseph Pilates ha bisogno di essere integrata. 



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